Tribal Networking
Rotte del Gusto

Dalla Sardegna verso il resto del mondo

Fin dagli albori della specie Homo Sapiens Sapiens, gli esseri umani si sono spostati nel mondo seguendo la curiosità del loro istinto avventuriero. Lungo le direttrici di questi spostamenti le comunità umane si sono adattate ai differenti ecosistemi dei luoghi, scoprendo, sperimentando e creando molteplici tradizioni culturali e sociali.

Nel corso dell’evoluzione umana, la diversità si è espressa anche rispetto alla sua capacità di produrre e riprodurre cibo, selezionando specie e sementi, e attivando scambi che seguivano delle vere e proprie rotte commerciali e culturali. La via della seta, ad esempio, permise ai mercanti europei di arricchirsi con le spezie orientali; e fu proprio nel tentativo di raggiungere le Indie Orientali da Ovest circumnavigando il globo che Cristoforo Colombo riscoprì le Americhe nel 1492, attivando una delle principali direttrici di scambio bioculturale. Mais, patate dolci, manioca, pomodori, cacao varcarono l’Atlantico verso l’Europa, mentre riso, frumento, orzo, avena e frutta (per non dire di cavalli, bovini e maiali) facevano il percorso inverso.

Coerente con questi presupposti antropologici e istintualità che da sempre caratterizzano la curiosità e l’intraprendenza degli esseri umani, è nato il progetto Rotte del Gusto che vede protagonisti lo Chef Marcello Putzu, l’Antropologo-Documentarista Marcello Carlotti, il Web Developer Davide Batzella e il Fotografo Gigi Atzori. Grazie allo sforzo congiunto di queste figure, le 7 Rotte del Gusto partono dall’esplorazione della millenaria cultura della Sardegna per aprirsi al resto del mondo.

Le Rotte sono infatti finalizzate ad esplorare l’armonia naturale di una delle più complesse (e meno note) isole del Mar Mediterraneo, ricercandone i valori fondanti per comunicarli mediante 7 percorsi, 7 menù, 7 documentari e 7 territori.

I destinatari delle Rotte infatti non sono soltanto gli stranieri ed i turisti, quanto gli stessi abitanti dei luoghi, con i quali si cerca di instaurare un primo rapporto fiduciario, volto a costruire una fruizione dei territori più densa, progettuale e articolata di quella che caratterizza il turismo standard ed è a loro che, il team delle Rotte – al termine di ogni percorso – dona l’itinerario, la possibilità di accedere al portale, l’innovativo menù ed il documentario.

Alla base del progetto vi è di fatti l’ambizione di trasformare i turisti e gli indigeni in viaggiatori ed esploratori, mettendo in luce, con la commistione di sguardi interni ed esterni, elementi desueti, creando racconti e percorsi sempre nuovi e sorprendenti. Per favorire l’incontro reale, si è pensato di mettere a disposizione di chiunque questa innovativa piattaforma digitale per consentire l’incontro fra persone, operatori, territori e comunità mediante un sito agile, intuitivo e interattivo.

Attraverso questo portale è infatti possibile ripercorrere ed ampliare le tracce ed i passi dell’antropologo e dello chef, comunicando i valori e la cultura delle aree selezionate, legando ciascun territorio alla stagionalità del suo ecosistema endemico. Di fatti, pur sapendo che ogni luogo del mondo è dotato di una sua intrinseca individualità culturale, il progetto delle Rotte ritiene che conoscere il potenziale, la storia e l’unicità di un territorio ed una comunità dovrebbe consentire di porsi nei confronti di quella tradizione e di quell’area indigena con rispetto creativo, evitando cioè la ripetizione pedissequa ed anacronistica del passato, per aprirsi alla ricerca, al confronto e allo slancio vitale: consentendo ad ognuno di muoversi dal passato al futuro attraverso il presente.

L’esigenza di creare nuove occasioni di confronto e scoperta è quindi coerente con l’evoluzione dei tempi e della storia. Tanti sono infatti i nuovi elementi che popolano i territori e molteplici le situazioni che animano gli scambi culturali. Sia i primi che le seconde devono essere conosciuti, composti e valorizzati dando vita ad innovativi sincretismi, come del resto fu per il pomodoro, la patata, gli spaghetti, il caffè e il cacao.

Ovviamente, secondo una matrice antropologica consolidata e pratica, l’innovazione non deve essere concepita come un rinnegamento delle radici. Al contrario, al pari di un albero che si rafforza e cresce quanto più sono forti e solide le sue radici, così le innovazioni devono attingere dalla profondità delle differenti storie culturali per andare oltre, e crescere verso l’alto, muovendosi nel campo della poetica e della creatività. Per questo, le Rotte del Gusto coinvolgono ed ibridano le competenze di discipline apparentemente distanti come  l’arte, l’antropologia, l’enogastronomia, la fotografia, il digitale, il management, la storia e la musica. Questa complessità di approccio consente di fatto di approfondire la lettura degli spazi e delle culture in una pluralità di prospettive (semiotica, sensorialità, tecnologica, organizzazione e sonorità) andando in profondità, alla ricerca dei valori e delle potenzialità più vere e spesso latenti dei differenti territori, per consentire a ciascuna area di esprimere al massimo il suo potenziale culturale e socioeconomico.

In Sardegna, ad esempio, la cosiddetta cultura d’acqua dolce (intesa non solo come pesca e cucina) è praticamente assente, nonostante siano presenti molte specie ittiche importanti (p. es.: luccio, persico trota, pesce gatto nero, carpa nana, persico reale, trota macrostigma, tinca, etc.). Uno degli aspetti che le Rotte implementano riguarda quindi la scoperta e la messa a frutto, nel rispetto dell’ecosistema, delle risorse di questo immenso patrimonio sommerso. Cucina, turismo sportivo, contatto diretto con la natura incontaminata. Quello che le Rotte del Gusto si prefiggono è l’esplorazione dei valori e degli elementi dei territori, per consentire di viverli in modo più coerente con lo spirito dei luoghi.

D’altro canto, laddove si regolamentino e tutelino gli equilibri dei vari ecosistemi, diviene auspicabile la nascita di nuove forme di imprenditorialità culturale che stimolino le zone dell’entroterra, favorendone sviluppo e crescita sostenibili sia in termini produttivi che turistici. In fondo, a livello internazionale, la Sardegna non è un posto molto conosciuto, eccezion fatta, forse, per l’industria turistica allocata nella Costa Smeralda.

L’ambizioso obiettivo che le Rotte del Gusto si prefiggono è di innovare mostrando qualcosa di unico e bello, stimolando la curiosità antropologica di tutti gli amanti del gusto e dell’arte in cucina, intesa non più come mera tecnica di preparazione dei cibi, ma come atto culturale totale: conoscenza dei territori e dei loro ecosistemi, conoscenza del corpo umano, conoscenza dei sistemi culturali, conoscenza del simbolismo e dei ritmi e delle sonorità naturali.

7 sono le note basiche dello spartito musicale, 7 i colori dell’arcobaleno e 7 sono anche gli itinerari che hanno visto il team delle Rotte percorrere oltre 53 mila Km all’interno della Sardegna, per colorarla con 7 menù raccontati da 7 documentari.